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Studio pilota sulle orbite iperboliche nelle osservazioni di meteore da Terra

di Dario Barghini

Risale a ormai 8 anni fa la scoperta del primo asteroide interstellare, 2017 U1, meglio noto come 1I/'Oumuamua. Da allora, sono stati rilevati solamente altri due transiti di oggetti interstellari all’interno del nostro Sistema Solare, permettendo così per la prima volta di effettuare uno studio approfondito delle proprietà fisiche di tali oggetti per mezzo di osservazioni telescopiche. L’ultimo oggetto interstellare scoperto sta attualmente transitando nelle nostre vicinanze, ha infatti raggiunto il perielio (cioè il punto della sua orbita più vicino al Sole) proprio questa settimana, più precisamente il 29 ottobre 2025. Denominato 3I/Atlas, il terzo oggetto interstellare mai scoperto è una cometa interstellare. In avvicinamento al Sole esibisce infatti, come le comete “native” del Sistema Solare, una chioma e una coda date dalla sublimazione dei composti volatili che la compongono.

La cometa 3I/Atlas ripresa dalla Stazione astronomica di Loiano il 3 luglio 2025 nei ricchi campi stellari del Sagittario. Crediti: A. Carbognani/Inaf-Oas

Viene spesso riportato come la scoperta di 1I/'Oumuamua abbia rappresentato la prima conferma dell’esistenza di corpi minori provenienti da altri sistemi stellari e della possibilità che tali oggetti interstellari, dopo essere stati espulsi dal loro sistema di origine, possano arrivare a transitare nel nostro Sistema Solare. Non bisogna però dimenticare che i primi indizi dell’esistenza di asteroidi, comete e meteoroidi interstellari siano derivati dall’osservazione di meteore nell’atmosfera terrestre. Dall’attenta analisi della loro traiettoria e della loro dinamica, è infatti possibile determinare l’orbita pre-atmosferica dell’oggetto all’origine della meteora. Nel caso in cui tale orbita risulti aperta, presenti cioè una forma geometrica iperbolica invece che ellittica come quella di tutti gli oggetti vincolati gravitazionalmente dal Sole, è possibile dedurre che l’oggetto in questione abbia provenienza interstellare.

Fin dalle prime osservazioni scientifiche di meteore, all’inizio soltanto visuali, effettuate cioè ad occhio nudo senza il supporto di strumentazione dedicata, la maggior parte di queste risultava avere una velocità troppo elevata per originare da un meteoroide appartenente al Sistema Solare. Tuttavia, a partire dagli anni ’50, l’avvento delle osservazioni radio, e successivamente di osservazioni ottiche più precise, portò a rivalutare a ribasso la percentuale di meteore interstellari osservate. Nei decenni successivi, la comunità scientifica sembrò quindi convincersi che, al contrario di quanto ipotizzato inizialmente, le orbite aperte, interstellari, risultanti dalle osservazioni visuali, ottiche e radio fossero solamente frutto della scarsa precisione e accuratezza di tali misure.

La discussione si riaccese però negli anni ’90, quando, con le misure di polvere interplanetaria effettuate dai rivelatori orbitali Ulysses e Galileo, si scoprì un’elevata percentuale di particelle di polvere interstellare. Sebbene i risultati di queste misure vennero presto messi in discussione, portarono comunque gli astronomi a interrogarsi nuovamente sul significato della percentuale di orbite aperte nelle moderne osservazioni ottiche di meteore. Tutt’oggi, la percentuale di meteore interstellari si attesta a circa il 10% delle osservazioni moderne della maggior parte delle reti di monitoraggio di fireball e meteore.

Nel 2025, Dario Barghini e Daniele Gardiol, ricercatori della Rete PRISMA presso INAF - Osservatorio Astrofisico di Torino, in collaborazione con l’Università Comenius di Bratislava e gli Istituti di Astronomia delle Accademie delle Scienze della Slovacchia e della Repubblica Ceca, hanno concluso uno studio pilota in cui è stata effettuata l’analisi approfondita delle misure di alcuni dei più noti network osservativi di fireball e meteore, tra cui PRISMA e la rete europea FRIPON. In particolare, il lavoro ha analizzato gli errori di misura forniti dalle reti osservative in relazione all’abbondanza di meteore apparentemente interstellari.

I database di meteore considerati nello studio, rappresentati sul diagramma dei Kresák. La curva rossa rappresenta il limite parabolico: a sinistra del limite si collocano le meteore originate da meteoroidi del Sistema Solare, mentre a destra quelle interstellari. Le croci rosse indicano le orbite che, secondo gli errori di misura riportati dai database, sono iperboliche con una probabilità del 99.9%. Crediti: Barghini et al. (2025), “The Kresáks’ diagram: Hyperbolic meteoroid orbits and their confidence level”, Astronomy and Astrophysics, Volume 701, September 2025, p. A135.

Lo studio, dal titolo “The Kresáks’ diagram: Hyperbolic meteoroid orbits and their confidence level”, fornisce un nuovo strumento matematico, il diagramma dei Kresák, dal cognome degli scienziati L’ubor Kresák e Margita Kresáková, i quali per primi nel 1987 hanno introdotto l’idea di questo strumento. Il diagramma permette di valutare l’affidabilità della stima degli errori di misura forniti dal database di una qualsiasi rete osservativa di fireball e meteore. Lo strumento sfrutta l’analisi dei parametri orbitali delle meteore che si collocano in prossimità del cosiddetto “limite parabolico”. Tali meteore, pur essendo generate da un meteoroide del Sistema Solare, presentano un’orbita talmente eccentrica da risultare iperbolica anche solo per effetto di un piccolo errore di misura. L’iperbolicità delle orbite di queste meteore dovrebbe quindi essere spiegata dall’estensione degli errori di misura, vale a dirsi della regione di confidenza, forniti dall’analisi delle osservazioni. Tuttavia, spesso non è così, in quanto stimare accuratamente gli errori di misura non è semplice, entra quindi in gioco il diagramma dei Kresáks che permette di valutare quantitativamente l’affidabilità di tali errori. I risultati dell’applicazione di questo metodo innovativo hanno suggerito che l’errore dei parametri orbitali forniti dalle reti GMN (Global Meteor Network) e CAMS (Cameras for Allsky Meteor Surveillance) sia sottostimato di un fattore circa 3 in prossimità del limite parabolico. Gli errori di misura forniti dai dati FRIPON e PRISMA si sono invece dimostrati affidabili, ovvero rappresentativi dell’effettiva incertezza di misura delle osservazioni.

Ad oggi, non vi sono osservazioni di meteore caratterizzate da un’orbita significativamente iperbolica, cioè che risulti sempre iperbolica nonostante gli errori di misura. Questo risultato giustifica ulteriori sforzi tecnologici per la qualità delle osservazioni di fireball e meteore al fine di ridurre l’ampiezza delle incertezze di misura. Tuttavia, grazie alle conclusioni tratte dallo studio in esame, l’affidabilità dei risultati di una futura detection di meteora interstellare da parte delle camere della Rete PRISMA sarà maggiore e, si spera, possa rendere possibile andare alla ricerca della prima meteorite interstellare!

The Kresáks’ diagram: Hyperbolic meteoroid orbits and their confidence level
D. Barghini, S. Ďurišová, P. Koten, M. E. Bertaina, D. Gardiol, M. Hajduková
A&A 701 A135 (2025)
DOI: 10.1051/0004-6361/202554274
https://doi.org/10.1051/0004-6361/202554274

Per la prima volta è stato possibile studiare l’intero percorso di un asteroide, dalla sua osservazione nello spazio al recupero al suolo delle meteoriti che ha originato.

Leggi “2023 CX1, cronaca internazionale di un impatto” su Media INAF e scopri anche tu la storia del settimo asteroide mai individuato prima di un impatto, esploso nei cieli della Normandia la notte del 13 febbraio 2023.

L’articolo scientifico, a cui hanno preso parte anche Daniele Gardiol e Dario Barghini, ricercatori dell’Osservatorio Astrofisico di Torino e della Rete PRISMA, è da oggi disponibile su Nature Astronomy.

Ecco il link all'articolo completo: https://www.nature.com/articles/s41550-025-02659-8

Ecco a voi i primi dati dell’SQM del progetto Interreg Central Europe DARKERSKY4CE!

La serie di dati rappresentata in verde mostra le misure dello strumento, espresse in magnitudini per arcosecondo quadrato. Nella prima parte della notte si osserva un’elevata luminosità, dovuta sia alla luce lunare sia alla copertura nuvolosa. Nelle ultime due ore della notte, tra le 2:30 e le 4:30, il cielo era invece sereno e, con la Luna sotto l’orizzonte, l’SQM ha registrato un valore medio di 19.5 mag/arcsec², caratteristico di un cielo suburbano. Il cielo notturno di Pino Torinese risente infatti in modo significativo dell’inquinamento luminoso proveniente dalla città di Torino.

Per maggiori informazioni sul Data Visualisation Tool: https://darkersky4ce.inaf.it/photometer-network-webtool/

Vuoi contribuire al programma scientifico dei PRISMA Days 2025?

Hai tempo fino al 6 ottobre per inviarci la tua candidatura!

I presentatori dei contributi selezionati potranno richiedere un contributo di 100 € per coprire le spese di viaggio e/o vitto e alloggio per partecipare al meeting.

Inviaci il tuo abstract al seguente link: https://indico.ict.inaf.it/event/3296/abstracts/

Ecco a voi il primo Sky Quality Meter del DARKERSKY4CE Photometer Network!

Questa settimana, il team di lavoro di INAF-OATo, capofila del progetto Interreg Central Europe DARKERSKY4CE, ha installato il primo SQM italiano del Photometer Network sviluppato dal progetto. Posizionato sul tetto dell’Osservatorio Astrofisico di Torino, questo SQM sarà in grado di fornire misurazioni precise della luminosità del cielo notturno dell’area. Tali misurazioni, così come quelle effettuate dagli SQM installati dagli altri membri del partenariato, andranno poi a confluire all’interno del DARKERSKY4CE Repository, un archivio digitale open source per la raccolta e l’armonizzazione dei dati relativi alla luminosità del cielo notturno e all'inquinamento luminoso in Europa Centrale.

D’ora in poi, questo SQM affiancherà quindi, sul tetto di INAF-OATo, la primissima fotocamera all-sky della Rete PRISMA (Prima Rete Italiana per la Sorveglianza sistematica di Meteore e Atmosfera), la quale, oltre a osservare il cielo notturno in cerca di meteore brillanti per calcolare l’area di caduta di eventuali frammenti meteoritici, dall’ormai lontano 2016 è anche impegnata nell'acquisizione di dati sull’inquinamento luminoso.

Vuoi saperne di più? Consulta i dati del DARKERSKY4CE Photometer Network al seguente link: https://darkersky4ce.inaf.it/photometer-network/

Altri link di interesse:

https://www.prisma.inaf.it

https://www.interreg-central.eu/projects/darkersky4ce

https://darkersky4ce.inaf.it/

È nostro piacere annunciarvi l’arrivo dei PRISMA Days 2025!

Il 7 e 8 novembre 2025, INAF - Osservatorio Astronomico d'Abruzzo ospiterà la settima edizione del meeting del progetto PRISMA.

Come ormai d'abitudine, i PRISMA Days saranno l'occasione per aggiornare la comunità di PRISMA sullo stato dei lavori, le novità ed i progressi dell'ultimo anno.

Quest'anno, l'evento sarà dedicato alla memoria di Umberto Repetti, collega, fondatore di Meteoriti Italia APS, punto di riferimento italiano per le meteoriti e la divulgazione della loro importanza culturale e scientifica e, soprattutto, storico partecipante e sostenitore dell'iniziativa di PRISMA.

Per iscriversi e per maggiori informazioni, visitare il sito: https://indico.ict.inaf.it/e/prismadays2025

In occasione della XIV Festa di Scienza e di Filosofia di Foligno, la rete PRISMA e il progetto Erasmus+ StAnD - Students as Planetary Defenders hanno partecipato proponendo un’attività laboratoriale per bambini e ragazzi. Il workshop, organizzato in collaborazione con Chiara Girolami, insegnante del progetto StAnD, ha permesso di andare alla scoperta di meteoriti, attraverso la triangolazione dell’area di impatto, il riconoscimento di una meteorite fresca e l’osservazione al microscopio delle sue sezioni sottili.